zaterdag 24 december 2011
Trappola per Topi
Al Teatro Masini di Faenza in questi giorni è di scena 'Mousetrap', giallo classico di Agatha Christie dove è di rigore cercare di scoprire chi è l'assassino prima che alla fine l'insospettabile uccisore venga comunque rivelato.
Nella mia città natale, dove mi trovo per far visita a ciò che è rimasto della mia famiglia, il Masini era, almeno negli anni della mia giovinezza, il teatro comunale dell'agiata borghesia di provincia. Un bel teatro settecentesco come ce ne sono tanti in Italia dove si va non solo per amore della cultura ma anche e forse soprattutto per vedere e farsi vedere, per
(ri)confermare la propria posizione sociale e per mostrare la propria pelliccia e i propri gioielli. Così era e così è ancora dopo tutti questi anni, il Teatro Masini di Faenza.
Mi fa fatto piacere rivedere questo piccolo scrigno della cultura teatrale locale e in particolare è stato interessante vedere una produzione teatrale italiana 'professionale'. Un paio di nomi: La messa in scena di 'Trappola per topi' è a cura dalla compagnia 'Attori e tecnici' per la regia di Stefano Messina. La traduzione del testo è importante: nientepocodimeno che Edoardo Erba, a noi già noto come autore di testi come 'Vizio di famiglia' 'Venditori' e 'L'intervista' che noi di ‘Quelli di Astaroth’ abbiamo provveduto a rappresentare ad Amsterdam .
Vedere questa impeccabile e un po’ scolastica rappresentazione del classico di Agatha Christie ha in ogni caso confermato quello che so già da tempo: il teatro è alternativo. Alternativo alla televisione e al cinema. Se ‘Mousetrap’ messa in scena per la prima volta nel 1952 nel West End di Londra aveva allora un senso, nei nostri tempi filmico-televisivi non è facile capirne il valore aggiunto. C’è sì una universalità in questo giallo teatrale: le tematiche del ‘noi crediamo di conoscere e di sapere ma in realtà non conosciamo e non sappiamo’ hanno una validità in qualsiasi salsa le si proponga. Agatha Christie le ha infatti sapientemente integrate nel suo thriller. Ma un giallo rimane un giallo e oggigiorno televisione e cinema ce lo possono proporre con tanto di ambientazione semi-realistica. A questo punto meglio il ‘tele-cinema’ allora, se non altro per questo genere.
Meglio lasciare al teatro il compito di seguire percorsi narrativi e rappresentativi alternativi dove fantasia, suggestione, surreale, iper-reale e rappresentazione non verbale abbiano un loro spazio proprio e significativo. Il teatro deve essere oggi più che mai ricerca, allargamento di confini e orizzonti. Il teatro deve rivolgersi al futuro e cercare continuamente l’avanguardia, la società, lo stimolo innovativo. Questa ‘Trappola per topi’ al Masini rappresenta al contrario un’operazione archeologica, dove però non abbiamo neppure l’emozione della scoperta della civiltà perduta. Teatro come vintage manieristico dunque e come tale completamente inutile e per me addirittura noioso. Edoardo Erba, in quanto scrittore della pièce ‘Vaiolo’ dovrebbe saperlo bene. Dovrebbe sapere che gli uomini del futuro in ‘Vaiolo’ ritroveranno un teatro dei nostri giorni e non saranno più in grado di riconoscerlo come tale. Ed è questo che dobbiamo evitare: la morte del teatro che diventa archeologia del presente. In Italia, ahimè, si fa tanto teatro morto che va solo bene per fare pendant con le pellicce, ahimè morte pure loro, delle signorotte ricco-borghesi. E allora perché non lo sconvolgiamo un po’ questo pubblico? Perché non risvegliarlo con il nuovo e lo stimolante? Perché non regalargli il brivido della sfida intellettuale?
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